A Civita Giuliana, stoviglie e coppe in ceramica. Alle Terme Stabiane, un pavimento a mosaico.

Non molto tempo fa, un carro cerimoniale decorato con rilievi d’argento (vedi notizia DeArtes qui), una stalla con un sauro bardato, due vittime dell’eruzione di cui furono eseguiti i calchi (vedi notizia DeArtes qui), una stanza dove abitavano tre schiavi, forse una piccola famiglia (vedi notizia DeArtes qui). È ormai lungo l’elenco delle sorprese emerse dallo scavo di Civita Giuliana, il sito sottratto a un’annosa attività di depredamento da parte di scavatori clandestini grazie a un protocollo d’intesa tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il Parco Archeologico di Pompei, siglato nel 2019 dall’allora direttore Massimo Osanna, ora Direttore generale Musei, e dal Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Pierpaolo Filippelli. L’accordo, rinnovato nel 2021 (2023: vedi notizia DeArtes qui) dal Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel e dal Procuratore Nunzio Fragliasso, prevede sforzi congiunti per contrastare gli scavi clandestini nei dintorni di Pompei e per indagare e valorizzare scientificamente i siti sottratti ai tombaroli, grazie anche al supporto del Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e del Nucleo investigativo Torre Annunziata dell’Arma dei Carabinieri.  

Ora si aggiungono nuovi reperti, tra stoviglie e coppe in ceramica comune e da fuoco, trovati in posizione capovolta lungo le pareti di un ambiente che faceva parte dei quartieri servili di un vasto complesso residenziale. Si presuppone che i vasi fossero in situ, all’epoca della fase finale dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.. Si tratta di un ulteriore dato che conferma come l’indagine stratigrafica di un complesso, per anni oggetto di scavi clandestini, riesca ad arricchire la nostra conoscenza di aspetti della vita quotidiana poco documentati nelle fonti scritte, grazie allo straordinario stato di conservazione riscontrato qui come in altri siti vesuviani. 

Il ritrovamento è avvenuto nei pressi di una strada moderna che attraversa la Villa e che è stato necessario chiudere non solo per consentire l’indagine delle strutture antiche al di sotto della carreggiata, ma anche perché una estesa rete di cunicoli realizzati dai tombaroli ha finito per minare il terreno, rendendo necessaria una tempestiva messa in sicurezza dell’area. 

«Questi ritrovamenti dimostrano l’impegno e la capacità dello Stato di arginare la piaga degli scavi clandestini e del commercio di beni archeologici e costituisce una importante risposta allo scempio perpetrato negli anni dai tombaroli – dice il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano – Pompei è l’orgoglio dell’Italia ed è nostra intenzione difendere e promuovere ancora di più un patrimonio che è un unicum a livello mondiale».  

«Il cantiere di Civita Giuliana ha consolidato un approccio innovativo allo scavo che vede istituzioni differenti muoversi fianco a fianco, grazie all’intuizione della Procura di Torre Annunziata che da subito ha coinvolto il Parco archeologico – afferma il Direttore Osanna – In un territorio così ricco di storia e pure così tanto abusato, che ancora cela importanti tracce del passato, come stanno dimostrando le scoperte di questi anni, è fondamentale che la tutela dei Beni Culturali e la Legalità procedano di pari passo». 

Come sottolineato dal direttore del Parco, Zuchtriegel: «Queste scoperte confermano l’importanza di ampliare ancora l’area di scavo. Per questo vorrei ringraziare la Procura, con la quale coordiniamo il proseguimento delle ricerche, e anche il Comune di Pompei che ha reso possibile l’ampliamento dello scavo interrompendo il traffico in un breve tratto stradale. Siamo certi che i risultati, in termini scientifici ma anche turistici, giustificheranno qualche piccolo disagio che l’intervento può provocare per il traffico in questo periodo. Lavoriamo affinché il sito di Civita Giuliana possa entrare a pieno titolo nei circuiti di visita del sistema Pompei, come anche le ville di Boscoreale, Oplontis-Torre Annunziata e Castellamare di Stabia».  

«I recenti ritrovamenti archeologici nel sito di Civita Giuliana si collocano nell’ambito di una campagna di scavi che da tempo vede la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a fianco del Parco Archeologico di Pompei, in attuazione del protocollo sottoscritto dai due enti, che, coniugando le ricerche archeologiche con le attività investigative, rappresenta un vero e proprio accordo ‘pilota’ nel campo della sinergia tra le istituzioni pubbliche per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale e si è rivelato uno strumento formidabile per il contrasto alle attività clandestine di scavo e la restituzione alla collettività di reperti e testimonianze di eccezionale valore storico e culturale», sottolinea il Procuratore Fragliasso.

POMPEI, UN LABORATORIO PERMANENTE DI STUDIO E RICERCA 
Presso le Terme Stabiane, affiora il pavimento a mosaico del salone di una casa più antica, abbandonata e trasformata dopo il terremoto del 62 d.C. in complesso termale.  

Pompei è un costante laboratorio di studio e ricerca, che continua a rivelare elementi nuovi sulla storia urbanistica e sociale della città antica.  Dalle indagini di studio sulle precedenti fasi edilizie del grande complesso delle Terme Stabiane – posto sulla via centrale di Pompei, via dell’Abbondanza – affiora il pavimento a mosaico del salone di un’abitazione più antica, cancellata per far spazio ad una parte delle terme e a botteghe, dopo il terremoto del 62d.C. 

La scoperta è avvenuta nell’ambito del progetto di ricerca e relativa campagna di scavi presso le Terme Stabiane affidati dal Parco archeologico di Pompei alla Freie Universität Berlin con la collaborazione dell’Università di Napoli L’Orientale. 

Le indagini in corso, avviate a marzo 2023, hanno lo scopo di chiarire alcuni aspetti relativi sia alle fasi cronologiche e all’organizzazione planimetrica del settore della palestra delle terme, già oggetto di indagini in passato, sia di completare lo studio della planimetria della casa preesistente, trasformata dopo il terremoto del 62 d.C. 

Saggi di scavo sono stati condotti nell’area occidentale dell’attuale complesso termale e precisamente in 3 tabernae poste lungo il vicolo del Lupanare, nel corridoio di servizio alle spalle della natatio (piscina) e dei ninfei delle terme, nella palestra e presso l’originario ingresso del settore maschile delle terme su via dell’Abbondanza, chiuso dopo il terremoto. 

Il pavimento mosaicato è stato dunque individuato nell’area delle tabernae, al di sotto del livello pavimentale rivenuto dopo l’eruzione a circa mezzo metro di profondità. 

Il pavimento era a mosaico bianco bordato da una fascia nera con un emblema centrale, policromo. L’emblema infatti presenta un motivo geometrico a cubi prospettici, realizzati con tessere nere, bianche e verdi, bordato da una doppia fascia rossa e nera. Il motivo decorativo è ben noto per le pavimentazioni in opus sectile della cella del tempio di Apollo, del tablino della casa del Fauno o di un’esedra della casa di Trittolemo, casi in cui il motivo è esteso su quasi tutta la superficie pavimentale. Nella casa delle terme stabiane, invece, il motivo è realizzato solo nel piccolo riquadro centrale, a mosaico, come avviene in altri contesti, sempre in sectile, romani, tipo la casa dei Grifi sul Palatino. 

Le nuove indagini hanno permesso di comprendere al meglio la planimetria dell’edificio, risalente ai   decenni centrali del I sec. a.C., che si sviluppava per una superficie di circa 900 mq, ed era composto da ingresso, un grande atrio circondato da cubicola (stanze da letto), tablino (studiolo), affiancato dal salone di recente scoperto, ed infine peristilio (giardino colonnato), caratterizzato da un ampio portico con ricca pavimentazione in mosaico policromo.  

«È una prova di quanto c’è ancora da scoprire nella parte già scavata di Pompei – spiega il Direttore Gabriel Zuchtriegel – Le terme Stabiane furono scavate negli anni ’50 dell’800, ma solo adesso viene alla luce tutta la complessa storia dell’isolato nei secoli prima dell’ultima fase di vita della città. Grazie alle nuove ricerche dell’università di Berlino e dell’Orientale di Napoli, oggi si può cominciare a riscrivere la storia dell’isolato, inserendone un ulteriore capitolo, quello di una sontuosa domus con mosaici eccezionali e ambienti spaziosi, che occupava la parte occidentale dell’area delle terme fino a pochi decenni prima dell’eruzione nel 79 d.C. Anche la Pompei che pensavamo di conoscere già, è una scoperta che continua». 

C.S.
Ufficio Stampa, 22 e 20 marzo 2023
Immagini messe a disposizione da Parco Archeologico Pompei 

www.pompeiisites.org